Domenica di Pasqua – messa del giorno

Gesù è risorto e questo evento sorprendente e inaspettato mette in moto i discepoli, che nel racconto evangelico Giovanni ci descrive “in corsa”: corre Maria di Magdala che va da Simon Pietro e dal discepolo che Gesù amava; corrono questi due verso il sepolcro. La risurrezione di Gesù ci stana e ci mette in movimento.

Ora, vorrei soffermarmi sulla corsa dei due apostoli: partirono e corsero insieme per un tratto, ma poi – ci dice il Vangelo – uno dei due, il discepoli amato, “corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro”. Tuttavia, non entrò nel sepolcro fintanto che non giunse Simon Pietro e questi non vi entrò. Quindi, anche Giovanni, il discepolo amato, entrò, vide e credette.

Giovanni era stato l’unico discepolo rimasto fedele al Maestro fino all’ultimo, fin sotto la croce, dove aveva anche raccolto l’ultima volontà di Gesù di custodire sua madre Maria (“Ecco tua madre!”). La sua fedeltà, il suo amore fedele fino alla fine, lo faceva correre più spedito di Pietro, che invece procedeva con il peso del suo fallimento, del suo rinnegamento. È sempre così alla fin fine: il peccato, gli errori, le fragilità, le cadute ci appesantiscono e ci fanno procedere più lentamente, ci rallentano il passo, ci tolgono smalto. Il bene e la nostra fedeltà al bene ci fa essere più spediti nel cammino della vita.

Ora, tuttavia, Giovanni, il discepolo fedele, pur essendo giunto per primo non accampa nessun “diritto di primogenitura”, ma sa attendere la corsa faticosa di Pietro, che così entrò per primo nel sepolcro. L’amore vero, quello realmente fedele, non cerca il proprio appagamento, ma si compiace della vittoria e della riuscita dell’altro, desidera il bene dell’altro, auspica che anche l’altro giunga al traguardo. Al sepolcro di Gesù, ricolmo del lieto annuncio della risurrezione, c’è posto per tutti: per il discepolo fedele e per il discepolo venuto meno. E Giovanni questo lo comprende perchè conosceva a fondo Gesù: attende Pietro perchè sa che c’è posto anche per lui.

In ultimo, si dice che dei due il primo che entrò nel sepolcro vide i teli e il sudario, mentre Giovanni, entrato successivamente, vide le stesse cose di Pietro e credette. Pietro avrà bisogno di un’ulteriore rivelazione di Cristo per credere, perchè i sensi di colpa, più del peccato, intorpidiscono gli occhi e il cuore e non permettono di vedere tra le macerie i germogli di vita e di speranza. Non così Giovanni, che vide e credette, perchè aveva amato. E l’amore fedele vede anche ciò che è invisibile agli occhi. Egli coglie nell’ombra della morte i segni del Risorto e diventa così “sentinella del mattino”, annunciatore di una nuova era, testimone della vita che rinasce.

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