Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria – II domenica di Avvento

 

Oggi celebriamo una festa particolarissima che mette soprattutto in risalto la grandezza di Dio e la potenza efficace della sua parola. Mentre, dunque, contempliamo il volto della giovane ragazza di Nazareth, Maria, intravediamo il volto di Dio che si è rivolto verso di lei e l’ha ricolmata di ogni grazia, operando in lei gratuitamente una “redenzione” ante litteram, annuncio di quella redenzione a cui tutti gli uomini sono chiamati per mezzo di Gesù. E questo lo ricorda in modo esplicito San Paolo nella seconda lettura di oggi: “In Cristo Dio ci ha scelti… per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità“. Ciò che è stato una realtà in Maria sin dal suo concepimento, è una realtà possibile anche per noi che con il battesimo siamo stati resi “santi e immacolati”, non per meriti nostri, ma per una sua libera e gratuita benevolenza.
Il racconto della Genesi, risuonato nella prima lettura, ci mostra il dramma dell’uomo che sperimenta nella sua carne il male, quale assenza di bene e di Dio. L’umanità porta nel suo DNA questa lacuna che non può colmare con le sue mani. L’uomo che si nasconde da Dio è un uomo pieno di paura e nudo, privato cioè di se stesso. Senza Dio l’uomo è meno uomo. D’altro canto Dio di fronte a tale dramma non rimane insensibile, ma si mette in cerca della pecora perduta: “Dove sei?” e soprattutto promette che il Messia, che discenderà dalla donna, riuscirà a schiacciare la testa del male, annienterà cioè quel vuoto che toglie vita all’uomo. Solo il Messia, solo il Cristo, solo il Signore Gesù realizzerà quella profezia: in lui e per mezzo di lui il serpente antico è stato annientato. E chi aderisce a lui è già partecipe di questa vittoria e viene ricolmato della vita piena, della vita stessa di Dio.
Eppure, nonostante in Cristo siamo stati raggiunti dalla grazia, continuiamo a sperimentare le tante fragilità morali, a cadere vittime delle più ambigue tentazioni del male, a riaprire gli spazi vuoti e privi di bene e di Dio. Nonostante siamo stati redenti, noi cadiamo ancora nelle trappole del peccato, ci rendiamo complici consapevoli o meno dei più svariati peccati sociali, che a?iggono l’umanità e la società. Non possiamo e non dobbiamo disperare! C’è una parola che il Vangelo oggi ci consegna e che ci riempie di fiducia e di speranza: “Nulla è impossibile a Dio”. Questa espressione dell’angelo a Maria, nel testo greco, risuona un po’ diversa: “Nessuna parola che proviene da Dio rimarrà inefficace“. Quel “nulla è impossibile a Dio“ significa, dunque, che Dio prima o dopo riuscirà a portare a compimento la sua opera, il suo disegno, la sua volontà. Se da una parte, allora, sperimentiamo la forza persuasiva del male e vi cadiamo vittima, dall’altra siamo certi che la sua parola non ritornerà indietro da lui senza aver prodotto quello che egli desidera, senza aver portato a compimento l’opera della redenzione, iniziata in noi con il battesimo.
Maria, nonostante il suo privilegio, si fida di quella parola e pronuncia un atto di fede: “Avvenga per me secondo la tua parola“. Maria crede che quella parola è fedele e realizza sempre ciò che promette e annuncia. E ci invita in tal modo a saper spostare anche noi l’attenzione sull’opera di Dio. Infatti alla tentazione sempre più serpeggiante, anche tra noi credenti, secondo cui tutto dipende dai nostri sforzi, dalle nostre opere, dal nostro impegno, Maria ci propone la via non facile di chi confida nella potenza efficace della parola di Dio.

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