2ª domenica di Avvento – anno C

La seconda domenica di avvento ha come personaggio-chiave Giovanni il Battista. Egli, come un tempo preparò la venuta di Gesù, così ora intende provocarci a preparare la venuta del Signore nell’oggi di questa storia e nella Parusia.

Una prima caratteristica significativa di questo profeta è che non è imparentato con i potenti e i forti della terra. Non spartisce nulla con loro. Anzi, alle stanze del potere politico, economico, religioso preferisce il deserto. È qui che permette alla Parola di Dio, che lo ha raggiunto e investito come Profeta, di avviare un corso nuovo per la storia dell’umanità. Non sono i grandi, i potenti, i forti a fare la storia, ma è Dio che nel deserto, nel nascondimento, nel silenzio sta facendo rifiorire il mondo. La Chiesa, cioè tutti i credenti in Cristo, vive nell’attesa del Figlio di Dio non illudendosi che le alleanze con quelli che contano potranno favorire la realizzazione del Regno, ma credendo fermamente che solo confidando in Dio, come si fa nel deserto, essa potrà operare la salvezza per tutti gli uomini.

Una seconda caratteristica del Battista è la sua instancabilità: “Egli percorse tutta la regione del Giordano”, dice Luca. Non si stanca, cioè, di percorrere in lungo e in largo le vie degli uomini, richiamandoli alla conversione, cioè ad un capovolgimento del cuore e della mente rispetto alla mentalità corrente per aprirsi alla novità del Regno, che porta Gesù. E rimane instancabile e fermo in questo atteggiamento di provocazione anche quando viene isolato e poi avversato. La Chiesa, che attende il Signore, che porterà a compimento l’opera iniziata in mezzo a noi, non può temere di essere isolata e, quindi, scendere a patti con le logiche correnti, quando è calpestata la dignità dell’uomo, non importa se italiano o straniero, se americano o messicano, quando non sono garantite a tutti le opportunità di un riscatto sociale attraverso la creazione di lavoro, quando la vita umana più debole, come quella dei nascituri o dei malati, è compromessa da una logica efficientistica o eugenetica. La Chiesa non può svendere il Vangelo, ma instancabilmente deve portarlo a tutti e dappertutto, anche quando diventa “voce … che grida nel deserto”.

Un’ultima caratteristica di Giovanni è la sua capacità di decentrarsi, di non attirare l’attenzione su di sé, di non essere autoreferenziale. Sa di essere solo “voce” e non la Parola: il suo compito è di fare spazio alla Parola, a Cristo. Lui sa di dover diminuire perchè Gesù possa crescere. La Chiesa, che vive attendendo il suo Signore, deve avere sempre chiaro dentro di sé che non deve predicare se stessa, non deve farsi vetrina per le sue opere, non deve cercare i consensi umani e gli applausi che la fanno grande, ma deve operare per scomparire, affinché solo Cristo cresca e rimanga.

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